Isis, i giovani arabi non credono nel progetto del Califfato

Per 3 giovani arabi su 4, lo Stato Islamico verrà sconfitto presto. La maggior parte dei giovani arabi, rivela la ricerca che riguarda ben 200 milioni di persone in 16 paesi, considera l’Isis “il più grande problema” del Medio Oriente e, soprattutto, sono convinti che il progetto di uno Stato islamico fallirà. fin qui i numeri. Consensi che, comunque, sarebbero concessi solo “nel caso in cui l’Isis rinunciasse alla violenza”. L’11 ed il 22 febbraio scorsi è stato fatto un sondaggio dall’istituto di ricerca Penn Schoen Berland, con sede negli Usa, su un campione di 3.500 arabi di età compresa tra i 18 e i 24 anni nelle sei monarchie del Golfo e in altri 10 Paesi arabi (Algeria, Bahrein, Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Oman, Autorità palestinese, Qatar, Arabia saudita, Tunisia, Emirati arabi e Yemen). Infine per un giovane su quattro (il 22%) gli Emirati arabi uniti sono considerati il “paese ideale in cui vivere” e un “paese modello” per il 23%. Tuttavia, le opinioni riguardo l’America sono sempre più polarizzate.

Inoltre, la crescente influenza dell’Iran sul territorio si riflette nell’indagine: il 13% dei giovani arabi ora considera l’Iran come uno dei maggiori alleati, sebbene una maggioranza risicata (52%) vede il Paese ancora come un nemico. “I giovani arabi di oggi saranno leader di domani, proprietari di aziende, lavoratori e consumatori e i dati di questa ricerca aiutano tutti noi a comprendere meglio questo spaccato di società”.

E solo il 36% pensa che il mondo arabo oggi si trovi in una condizione migliore rispetto al periodo precedente alle rivoluzioni (nel 2012 la percentuale era del 72%).

I dirigenti debbano fare di più per migliorare la libertà personale e dei diritti umani dei cittadini, in particolare delle donne. “Giunta all’ottava edizione, la Arab Youth Survey condotta da ASDA’A Burson-Marsteller, e’ ormai divenuta una fonte preziosa di informazioni a livello mondiale, e ci auguriamo che diffondendo questi dati – testimonianza del nostro approccio “evidence-based” alla comunicazione e al concetto di responsabilita’ sociale – si potra’ contribuire ad alimentare il dialogo e il confronto con questa importante fascia sociale”, ha sottolineato Sunil John, Ceo di ASDA’A Burson-Marsteller.

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