In passato è stato anche partner di Alexander Litvinenko, l’ex agente russo assassinato a Londra nel 2006.
Nel suo libro Unger scrive che Trump attirò l’attenzione dei russi la prima volta nel 1977, quando sposò la sua prima moglie, la modella cecoslovacca Ivana Zelnickova. Divenne così l’obiettivo di un’operazione condotta dall’intelligence cecoslovacco, in collaborazione con il Kgb. Secondo lui, infatti, per 40 anni i russi hanno coltivato i rapporti con l’ex presidente, considerato un “asset” della propria intelligence. Ma, secondo Shvets, Joy-Lud era controllata dal Kgb e Kislin aveva identificato Trump come “un promettente giovane uomo d’affari alla ribalta”. Tuttavia Kislin nega di aver lavorato per i servizi segreti russi. Intervistato da “Fox News” nella serata di ieri, primo febbraio, uno dei nuovi avvocati, David Schoen, ha illustrato una strategia difensiva in tre punti: i rappresentanti legali di Trump argomenteranno anzitutto che sia incostituzionale sottoporre a impeachment un ex inquilino della Casa Bianca; sosterranno poi che l’irruzione alla sede del Congresso federale, lo scorso 6 gennaio, fosse stata organizzata prima del comizio tenuto il giorno stesso da Trump a Washington; e in terzo luogo, sosterranno che equiparare le accuse di brogli elettorali mosse da Trump dopo le elezioni presidenziali dello scorso novembre a una forma di istigazione alla violenza metta a repentaglio la tenuta del Primo emendamento della Costituzione Usa, relativo alla libertà di espressione. In quella occasione la coppia incontrò agenti del Kgb che lanciarono quella che Shvets definisce “una charm offensive”: “avevano raccolto molte informazioni su di lui, sapevano che era estremamente vulnerabile dal punto di vista intellettuale e psicologico, e incline all’adulazione”.
Tornato negli Usa, Trump cominciò a sondare su una sua possibile candidatura alla White House e il 1 settembre comprò una pagina pubblicitaria sui giornali più importanti esponendo un piano in cui criticava le posizioni di Reagan sulla Guerra Fredda. E Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, è il primo ad essere interessato. Per misura attiva si intendono azioni di guerra di propaganda sovietica che dopo 30 anni si sono rivelate punti di forza della politica estera dell’ex presidente degli Usa.
L’ex spia prosegue asserendo che “è difficile credere che qualcuno potesse scrivere una cosa del genere e questa potesse impressionare persone serie in Occidente, ma è successo e alla fine questo tizio è diventato presidente“. Ed esprime la sua delusione per l’inchiesta di Robert Mueller che non avrebbe ” preso in considerazione tutti i legami tra Trump e Mosca”.